Iv. capitolo - le imprese dell'amore

TRE ANIME SACERDOTALI
UN PECCATORE
ALTRE DUE ANIME
1° giugno - luglio 1921
Mi vuoi consolare?
(N. Signore a Josefa - 14 giugno 1921).
«Un po' prima della festa del Sacro Cuore, non ricordo bene la data - scrive Josefa - Nostro Signore è venuto. Il suo Cuore era trafitto da tre nuove ferite e da ciascuna sgorgava il sangue in gran copia». «Guarda ciò che desidero per la mia festa!» E siccome ella esprime la propria pena davanti al dolore di Gesù: «Sono tre sacerdoti che feriscono il mio Cuore. Offri per essi tutto ciò che farai». «Gli ho detto quanto sia povera affinché supplisca a ciò che mi manca, ed Egli ha risposto con «- Quanto più la tua miseria è grande, tanto più la mia potenza ti sosterrà. Ti farò ricca dei miei doni. Se mi sarai fedele, farò della tua anima la mia dimora e ivi mi rifugerò quando i peccatori mi respingeranno. Mi riposerò in te, e tu avrai vita in me! Tutto quello di cui hai bisogno vieni a cercarlo nel mio Cuore, anche se si tratta di ciò che ti chiedo. Fiducia e amore!» Da quel momento, molte sofferenze d'anima e di corpo affliggono senza tregua Josefa fino al venerdì 3
giugno, festa del Sacro Cuore, che le rivelerà come la misericordia risponda alla potenza della preghiera.
«Durante la meditazione scrive mi aprì il Cuore dicendomi: «Entra qui e continua ad affidarmi ciò che ti ho chiesto». «Mi ha riposato di tutte le angosce dei giorni trascorsi, poi è rimasto presso di me tanto bello e come se traboccasse di gioia. Gli domandai dei tre sacerdoti». «- Chiedili al mio Cuore. Non sono ancora tornati. ma si ravvicinano a me». Rapita davanti a così splendente bellezza, Josefa Gli parla di quella festa che deve darGli tanta gloria. «Il suo Cuore si è acceso maggiormente a queste parole, e mai l'avevo visto così.». «- Sì, oggi è il giorno del mio Amore. Le anime, queste anime che amo tanto, mi riempiono di gioia venendo a cercare forza e rimedio nel mio Cuore che desidera tanto arricchirle. Ecco quello che mi glorifica e mi consola di più!» «È rimasto fino alla fine della meditazione e mi ha seguita alla Messa». In quel giorno nella Società del Sacro Cuore tutte le religiose rinnovano solenpemente i voti, davanti alla sacra Ostia, al momento della Comunione. Josefa non sa come contenere la sua emozione assistendo a questa rinnovazione, ripetuta con ardore da ciascuna delle sue Madri e Sorelle. «Oh! come sono felice nella mia cara Società! scrive. Poi continua: Ad un tratto ho visto il suo Cuore!. dapprima solo, immerso in una fornace ardente, poi, come se una nube leggera si dissipasse, mi è apparso tutto Gesù. Così affascinante! Non so ciò che gli ho detto. Come ringraziarLo di tutto quello che fa per me?» «Ora te lo dirò, Josefa! Prendi questo Cuore e offrilo al tuo Dio. Per mezzo suo puoi pagare tutti i tuoi debiti. Tu sai adesso ciò che ho voluto fare attirandoti qui. Desidero che tu corrisponda ai miei disegni con docilità, lasciandoti maneggiare, abbandonandoti al mio amore, che altro non cerca se non possederti e consumarti. L'amore ti spoglierà del tuo io e non ti lascerà pensare che alla mia gloria e alle anime». Con insistenza più ardente Egli aggiunge: «- Ora pregami, dimmi ciò che vuoi, chiedi!» «L'ho pregato per tutto quello che desidero - scrive - e anzitutto per la Società, naturalmente, mentre Gli offrivo tutti quegli atti di rinnovazione per i tre sacerdoti. Durante l'intera giornata non ho smesso di pregare per loro. Non so quante volte gli ho ripetuto: Signore, mi hai detto che oggi le anime rapiscono il tuo Cuore e le tue grazie. non potremo dunque guadagnarTi quelle tre anime? Oh! lasciaTi commuovere!» Verso le tre del pomeriggio, Josefa sale al noviziato. Passando davanti alla tribuna dell'organo vi entra di «per bussare - scrive - alla porta di quel Cuore, affinché non possa più resistere alle nostre suppliche. Egli è venuto subito e mi ha detto, come se non avesse inteso la preghiera: «- Che vuoi? dimmelo!» «Ma Gesù mio, non lo sai forse? E i tre sacerdoti?. Te ne supplico, poiché lo desideri tanto. Tu Allora, con solennità maestosa e, ad un tempo, con letizia divina, Gesù mostrando il suo Cuore «- Josefa, sono tornati al mio Cuore!» Poi, come pervaso da commozione intensa, proseguì: «- Se avessero respinto la mia grazia, sarebbero stati responsabili della perdita di molte anime». E mentre, prostrata dinanzi al suo Maestro, essa non sa che dire - nella sua immensa gioia, Egli aggiunge: «- Tu ripeterai ogni giorno queste parole: O Gesù, per il tuo amatissimo Cuore, ti supplico d'infiammare dello zelo del Tuo amore e della Tua gloria tutti i sacerdoti del mondo, tutti i missionari e quelli che sono incaricati di annunziare la Tua parola divina affinché, accesi di un santo zelo, strappino le anime al demonio per condurle all'asilo del Tuo Cuore, dove possano glorificarTi in eterno». Il ricordo di questa festa del Sacro Cuore non si cancellerà più dalla memoria di Josefa. Ella aveva compreso l'infinita gioia del Cuore divino quando i suoi sacerdoti Gli danno la totalità dell'amore che da loro aspetta. D'ora in poi, la preghiera imparata dalle labbra del Salvatore rimarrà la sua preghiera quotidiana e le anime sacerdotali la prima e la più grande intenzione della sua vita immolata. Una piccola annotazione custodita segretamente fino alla morte, prova che a quest'epoca Nostro Signore la teneva sempre di fronte alla sua missione. «Il giorno 11 giugno, mentre temevo al solito che qualcuno attorno a me potesse accorgersi di
qualche cosa, apparve all'improvviso Nostro Signore al quale espressi i miei timori, ed Egli con indicibile tenerezza mi rispose: «- Ricordati le mie parole e credi. L'unico desiderio del mio Cuore è d'imprigionarti in esso, di possederti nel mio amore e di fare della tua piccolezza e fragilità un canale di misericordia per molte anime che si salveranno per mezzo tuo. Fra qualche tempo ti scoprirò gli ardenti segreti del mio Cuore che serviranno al bene di un gran numero di anime. Desidero che tu scriva e conservi tutto ciò che ti dirò. Tutto verrà letto quando tu sarai in cielo! «Non è per i tuoi meriti che voglio servirmi di te, ma perché le anime vedano come la mia potenza si serve di strumenti deboli e miserabili (1)».
«Gli domandai se dovevo dire anche tutto ciò riferisce ingenuamente e mi rispose: «Scrivilo, lo leggeranno dopo la tua morte». Così, a poco a poco, le rivelava il grande disegno d'amore preparatosi nel silenzio e nel lavoro delle sue giornate. Le sofferenze non potevano mancare e Josefa, che camminava coraggiosamente verso l'umiltà, incontrava assai spesso la tentazione. Il demonio cercava di trasformare in ostacoli degli atti che, altra volta, il suo amore le aveva fatto compiere con tanta semplicità. Ma, come sempre la Madonna era pronta per illuminarla, guidarla, difenderla. «Le raccontavo tutto quello che mi accade - scrive il lunedì 13 giugno, - ma non l'aspettavo
affatto, quando ad un tratto è venuta come una Madre, così buona! «Ascolta, figlia mia, non badare a ciò che senti. Credi: più forte è la tua ripugnanza, più acquisti meriti agli occhi di mio Figlio. Vigila su questi tre punti, che sono quelli per cui il nemico cerca di farti cadere: prima di tutto, non lasciarti trascinare dagli scrupoli ch'egli ti suggerisce allo scopo di farti abbandonare la Comunione. «Poi, quando mio Figlio ti chiede qualche atto di umiltà, o altra cosa, devi compierlo con molto amore, ripetendogli di continuo: Signore, tu sai quanto ciò mi costi. ma Tu, prima di me! «In terzo luogo, non far caso della suggestione diabolica, la quale vorrebbe farti credere che la tua confidenza verso la Madre toglie qualche cosa alla tenerezza per Gesù. Se il demonio vince su questo punto, ha tutto guadagnato. «Apri con fiducia l'anima tua e ama la Madre senza timore; manifestaLe con grande semplicità tutto ciò che pensi, ciò che ti agita, ciò che ti turba. Anche Gesù in terra ha voluto amare quelli che gli rappresentavano il Padre, e si compiace quando sei aperta e semplice. Soprattutto non dimenticare di non lasciare mai la Comunione». Chi non ammirerà la prudenza e la delicatezza materna di tali consigli? Col seguirli esattamente Josefa diventerà nella mano del Maestro quello strumento malleabile e docile di cui Egli potrà servirsi in molte imprese redentrici. -------------- (1) «Recuerda mis palabras y ten fe. El deseo unico de mi corazón es aprisionarte y ahogarte en mi arnor, hacer de tu pequeñez y flaqueza un canal de misericordia para muchas almas que se salvaran por tu medio. Mas tarde te descubrirè los secretos mas amorosos de mi corazón y esto servirà para hacer bien a muchas alrnas. Deseo que tu escribas y guardes cuanto yo te diga. Todo se leerà cuando tu estés en el cielo: no es pur tus meritos que quiero servirme de ti: es porque las almas vean que mi poder se sirve de istrumentos débiles y miserables». «Il martedì 14 giugno, durante l'adorazione, Gesù è venuto bellissimo – scrive - e aveva in
mano la corona di spine. Con espressione di infinita bontà mi ha detto: «- Voglio il tuo aiuto per ravvicinare al mio Cuore un’anima carissima. Metti l'intenzione di offrire tutto per lei. Presenta spesso al Padre mio il sangue del mio Cuore. Bacia la terra per adorare quel sangue oltraggiato e calpestato da questo peccatore a me molto caro! Col permesso della Madre tua ti dirò ciò che potrai fare per lui. Rispetterò pienamente l'osservanza della regola». Questa premura del Maestro per la fedele osservanza manterrà sempre Josefa sul retto cammino. le ripeté il giorno dopo, nel ringraziamento della Comunione. «Lo sai bene, Signore - rispose Josefa - che la Madre non desidera che di farTi piacere!» «- Lo so, ma tu devi sottometterti alla volontà della tua superiora, prima di fare ciò che ti Allora Egli le traccia il piano della sua giornata di offerta spirituale. «- Al tuo svegliarti, entra subito nel mio Cuore e, penetratavi bene in fondo, offri al Padre celeste tutte le tue azioni unendole ai miei palpiti. Tutti i tuoi movimenti uniscili ai miei, affinché non sia più tu ma Io che agisco in te. Durante la santa Messa, presenta al Padre mio l'anima che voglio salvare, affinché faccia ricadere su lei il sangue della Vittima che si immola. «Quando ti comunicherai, offrigli la ricchezza divina di cui disponi per pagare il debito di «Durante la meditazione collocati vicino a me, al Getsemani. Partecipa alla mia angoscia, offriti al Padre come vittima pronta a soffrire tutto quello di cui è capace l'anima tua. «Quando prendi il cibo, pensa che tu offri a me quel sollievo, e così pure quando troverai soddisfazione in qualsiasi cosa. Non separarti da me neppure per un istante! «Bacia spesso la terra. «Non lasciare nemmeno un giorno la Via Crucis. «Se avrò bisogno di te, te lo dirò. «In quel che fai non mirare che alla mia volontà, e adempila con piena sottomissione. «Umiliati profondamente, unendo sempre all'umiltà la fiducia e l'amore. «Fa' tutto per amore, avendo sempre di mira ciò che ho sofferto per le anime. «Durante la notte riposerai nel mio Cuore, che accoglierà i palpiti del tuo come altrettanti atti di «In questo modo mi ricondurrai quell'anima che mi offende tanto». «Gli ho detto di perdonarmi se qualcuna di queste cose non l'avessi fatta come Egli desidera, poiché ho buona intenzione ma sono tanto debole! «Nel pomeriggio, durante l'adorazione, è venuto con le mani e con i piedi sanguinanti e, fissando «- Offri al Padre per quest'anima la divina Vittima, offri il sangue del mio Cuore». «Ha ripetuto tre volte queste parole e io gli ho rinnovato il desiderio di consolarLo e di fare tutto «- Non metterti in pena: per tutto questo hai il mio Cuore!» Josefa imparerà quale prezzo occorre sborsare per il riscatto di un'anima! Per parecchie settimane verrà associata all'offerta e alle sofferenze redentrici di Gesù, e seguirà passo passo la via del ritorno di quest'anima smarrita. Dopo alcuni giorni, infatti, fu assalita da un acuto dolore al lato sinistro del petto, che veniva ad aggiungersi a quelli che abitualmente la tormentavano. Riusciva appena a respirare ad intervalli. Invano si cercò di sollevarla, quantunque il medico non trovasse nulla di anormale. Ma ella nascondeva in cuore il timore che quel male fosse un ostacolo alla sua vita religiosa. Anche questa volta ricorre alla Madonna per confidarLe la sua preoccupazione più che la sua sofferenza. Il lunedì 20 giugno, ella prega nell'oratorio del noviziato.
«La SS.ma Vergine venne ad un tratto e con tenerezza mi disse: «- Non preoccuparti, figlia mia, e di' alla Madre di non temere di niente. Questo tuo dolore è una scintilla del Cuore di mio Figlio! Quando si fa sentire più acuto, offrilo generosamente: vuol dire che in quel momento un'anima lo ferisce profondamente. Non temere di soffrire: è un tesoro per te e per le anime! Quella stessa sera, al refettorio, Josefa fedele alla direzione del Maestro: «Offrivo il cibo che prendevo a Nostro Signore, come mi ha insegnato - scrive - ed ecco che ad «- Sì, dammi da mangiare, perché ho fame. dammi da bere, perché ho sete!. «- Tu lo sai, di che cosa ho fame e sete?. delle anime. di quelle anime che amo tanto. Tu «Rimase lì tutto il tempo della cena - continua Josefa - poi disse: «- Vieni con me. non lasciarmi solo!» Il giorno dopo, 21 giugno, durante il ringraziamento della Comunione Egli le chiede di seguirlo in una via
«- Offri tutto al Padre mio in unione con le mie sofferenze - le dice. Tutti i giorni ti farò passare tre ore nell'angoscia e nello spasimo della mia croce, e ciò sarà molto utile a quell'anima». Josefa non esita a camminare nella via dolorosa. Mentre tanto paventa i favori, di cui conosce la responsabilità, è pronta invece a condividere la croce che deve salvare le anime. Nostro Signore lo sa, conta su di lei e moltiplica le richieste. Il giovedì 23 giugno, alla S. Messa, le appare di nuovo:
«- Voglio che oggi tu chieda il permesso di fare l'ora santa. Presenta questo peccatore al Padre mio, ricordandogli che per quell'anima ho sofferto l'agonia nell'orto. Tu gli offrirai il mio Cuore e le tue sofferenze unite alle mie. Dirai alla Madre che queste sofferenze sono un nulla paragonate alla gioia che quest'anima mi darà tornando a me». «Stanotte - continua Josefa - mi sono svegliata sotto la stretta del dolore e poco dopo è venuto «- Vengo per soffrire insieme con te». «Congiunse le mani e pregò a lungo. «Se avesse visto, Madre mia, com'era bello! Teneva gli occhi volti in alto, e l'aspetto era improntato ad una tristezza piena d'incanto. Sul suo volto batteva una grande luce come un riflesso del cielo». Parecchi giorni e parecchie notti trascorsero così. Josefa riferisce le visite del Maestro divino che le ripeteva senza posa la sua sete e la sua attesa. Ella assiste, per così dire, alla persecuzione dell'amore che
insegue quell'anima in pericolo. Ma benché Gesù gliene lasci la responsabilità davanti a Dio, pure vuole
nella sua collaborazione il più grande disinteresse. Quando Josefa domanda se il peccatore si lascia
commuovere, Egli risponde, il martedì 28 giugno, apparendole mentre sta al lavoro.
«- Ascolta ciò che sto per dirti: vuoi piacermi davvero? Non occuparti che di soffrire e di darmi ciò che ti chiedo senza voler sapere il "come" ed il "quando". Nella notte del mercoledì 29 giugno, verso le due, ad un tratto è comparsa la Madonna:
«Io le ho parlato di quell'anima, - scrive Josefa supplicandola di voler chiedere a Gesù di allontanare da lei l'occasione del peccato e di infonderle la forza di rimettersi sul retto cammino. I Suoi occhi si sono riempiti di lacrime e ha detto: «- E’ caduto molto in basso! Si è lasciato ingannare come un agnello! Ma, coraggio! Fa' tutto quello che mio Figlio ti dice e chiedigli di far pesare su te ciò che merita quel peccatore. Così verrà risparmiato dalla giustizia divina. Non temere di soffrire, non ti mancherà la forza necessaria, e allorché non ne potrai più, Io ti darò coraggio e ti aiuterò. Sono il rifugio dei peccatori: quest'anima non andrà perduta!» Il giorno seguente, giovedì 30 giugno, dopo la Comunione, Gesù, mostratosi a Josefa, le presenta le ferite
delle mani e dei piedi, insegnandole a scoprirvi la ferita invisibile dell'amore: «Guarda le mie piaghe, - dice - e adorale. baciale. Non sono state fatte dalle anime, ma E siccome Josefa non sa che cosa dire, Egli ripete: «Sì, è l'amore mio per le anime. l'amore di compassione che nutro per i peccatori. Ah! Se Allora nel silenzio dell'anima, Josefa lascia che il Maestro imprima in lei quell'invisibile ferita che ella « - La più grande ricompensa che possa dare ad un’anima - prosegue - è di farla vittima del mio amore e della mia misericordia rendendola somigliante a me, che sono la Vittima divina per i peccatori». Il 1° luglio, festa del Preziosissimo Sangue e primo venerdì del mese, la Madre celeste viene ancora
una volta a ricordare alla figlia sua la potenza redentrice di quel sangue che ella deve far valere per quel peccatore. «- Adora il sangue divino di Gesù, figlia mia, e supplicalo che lo sparga su quell'anima per Così ogni giorno rimette Josefa di fronte alla sua missione. «- Non cessare mai di unire i tuoi atti ai miei e di offrire al Padre mio il mio sangue prezioso». «- Non dimenticare che sei vittima del mio Cuore.», le ripete Nostro Signore. D'altra parte Egli non limita l'orizzonte di Josefa. Il venerdì 8 luglio, le affida altre due anime di
«- Guarda come feriscono il mio Cuore e trafiggono le mie mani!.» «Durante l'adorazione Gesù è tornato - ella scrive - dicendomi: «- Guarda il mio Cuore! E tutto amore e tenerezza, ma ci sono anime che non lo conoscono!.» Si può supporre l'energia e la generosità dello sforzo sostenuto da Josefa: da una parte nottate e giorni a contatto con l'Invisibile con tutte le esigenze di offerta che ciò comportava; dall'altra, la fedeltà al dovere che la teneva sempre assidua al lavoro e alla regola. Perciò, con incomparabile bontà, Gesù la conforta facendole condividere la sua gioia di Salvatore: «Egli è venuto, bellissimo, durante l'adorazione - scrive sabato 9 luglio - e mi ha detto:
«- Vedi, Josefa, una di quelle due anime finalmente mi ha dato ciò che mi rifiutava, ma l'altra sta
molto vicina a perdersi se non riconosce il suo niente. «Sì, offriti per ottenerle il perdono. Se un anima si umilia, anche dopo aver commesso i più gravi peccati, acquista un gran merito. Ma l'orgoglio provoca lo sdegno del Padre mio che lo odia con odio infinito. «Cerco anime che sappiano umiliarsi per riparare quest'orgoglio». Il martedì 12 luglio scrive di nuovo:
«È ritornato verso le quattro del pomeriggio con l'aspetto bellissimo e triste, col Cuore squarciato «- Dammi il tuo cuore, Josefa, affinché lo ricolmi dell'amarezza del mio e offriti continuamente per riparare l'orgoglio di quest'anima. Non rifiutarmi niente, Io sono la tua forza». «Quindi ha detto fissando il cielo: «- L'orgoglio l'accieca.! Essa dimentica che Io sono il suo Dio e che senza di me è nulla! Che vale elevarsi quaggiù?. Voglio che ti prostri continuamente davanti al Padre mio e che tu gli offra l'umiltà del mio Cuore. Non dimenticare che senza di me l'anima non è che un abisso di miseria. Innalzerò gli umili. : le loro debolezze, le loro stesse cadute, poco m'importano. ciò che voglio è l'umiltà e l'amore!». Le settimane trascorrono così, senza che Josefa possa gustare un istante di riposo. Il dolore al fianco, quello della corona di spine, tutte le membra tormentate, l'anima affranta sotto il peso dello sdegno di Dio, tutto le ricorda l'incarico di cui l'amore le ha fatto dono. Ma la Madre celeste la conforta: «Erano, credo, circa le tre del mattino, scrive il 22 luglio, venerdì - ed Ella è venuta
improvvisamente, e mettendomi le mani sulle spalle mi ha detto: «- Figlia del mio cuore! Vengo per sostenerti poiché sono la Madre tua. Nulla di ciò che soffri è inutile. Avrai ancora da subire una grande prova per salvare quell'anima orgogliosa. Appena sentirai l'avvicinarsi della tentazione, manifestala subito. Poi obbedisci, obbedisci, obbedisci!» «Le ho detto che proprio quello che adesso mi costa tanto è parlare e obbedire». «- Ascolta, Josefa: questo è il momento buono di sottomettere il tuo giudizio all'obbedienza e con questo atto di umiltà, compiuto nel forte della tentazione, tu espierai l'orgoglio di quell'anima. Mentre tu combatti, il potere diabolico su quell'anima è meno forte». E insistendo maggiormente: «- Tu devi soffrire per le anime, devi essere tentata, poiché, comprendilo bene, il demonio ha paura della tua fedeltà. Ma, coraggio!» All'alba di quella notte dolorosa Gesù venne per confermare le parole di sua Madre e si mostrò a Josefa, dopo la Comunione, meritata con lotte così aspre: «Era bellissimo, ella scrive - nonostante la corona di spine sul capo e le piaghe sanguinanti». «Guarda le mie piaghe e baciale. Sai chi me le ha fatte? L'amore! Sai chi mi ha calcato questa corona?. L'amore! Sai chi ha aperto il mio Cuore?. L'amore! Se ti amo al punto di non avere nulla rifiutato per te, dimmi, Josefa, non potrai tu pure soffrire senza rifiutarmi nulla?. Abbandonati!» Con queste parole Egli stringe a sé, con più forza che mai, la volontà di Josefa. Il frutto di tante sofferenze era andato maturandosi durante quelle lunghe settimane di offerta e di lotta. La sera del lunedì 25 luglio Gesù ricorda la scambievole promessa del 5 agosto 1920.
«Se mi sarai fedele, ti farò conoscere la ricchezza del mio Cuore. Tu gusterai la mia croce, ma ti Poi aggiunge: «Non manco mai alla parola data!» Quella stessa sera, notizie piene di speranza relative al peccatore giunsero indirettamente al convento dei «Non sapevo come ringraziare scriveva il giorno dopo, martedì 26 luglio - tanto più che mi
trovavo sotto l'impressione di ciò che mi aveva detto: «Non manco mai alla parola data!» «Egli mi apparve - continua - e mi disse: «- L'opera non è del tutto compiuta. Manifesterò maggiormente la mia bontà per quell'anima. Ti chiedo una cosa sola: che tu mi sia fedele». Il mercoledì 3 agosto, verso le sette e mezzo di sera, Gesù apparve raggiante e finalmente disse:
«Quel peccatore che mi ha fatto tanto soffrire, Josefa, ora sta nel mio Cuore!» Il giorno dopo le ricorda l'anima il cui orgoglio continua a ferirlo profondamente: «Voglio che quest'anima ritorni al più presto a me! Vuoi soffrire per lei? Offri oggi tutto quello che farai per questa intenzione. Ritornerò presto». «Nel pomeriggio, verso le quattro, Gesù mi fece presentire una sua visita - scrive - e andai al coretto nel noviziato, dove mi raggiunse subito. Nel suo Cuore non appariva più la ferita che lo straziava dacché mi aveva parlato di quell'anima orgogliosa». «- Vieni! - mi disse, accostati e riposa! Quell'anima è nel mio Cuore.» Il venerdì 14 agosto Nostro Signore confermerà definitivamente la salvezza di quelle anime che erano
«La sera - scrive Josefa - Gesù è venuto, bellissimo, e mi ha detto: «Quell'anima che era rimasta in terra per purificarsi interamente, ora è in cielo! In quanto a quel peccatore, il mio Cuore ha riportato su di lui una vittoria definitiva. D'ora innanzi mi consolerà e corrisponderà al mio amore. «E tu, - ha continuato il Maestro, - mi ami?. «Ho su di te i miei disegni e sono disegni di amore!. Non rifiutarmi nulla!». UNA COMUNITÀ RELIGIOSA
Agosto 1921
Voglio servirmi di te
per un'opera grande
(N. Signore a Josefa, 26 luglio 1921).
Quella stessa data, agosto 1921, segnava la conclusione di un'impresa di riparazione a cui Nostro Signore
Bisogna, per seguirne lo svolgimento giorno per giorno, tornare indietro al martedì 26 luglio, in cui,
dopo la Comunione, Gesù chiedeva nuovamente alla sua sposa: «- Sei disposta ad essermi fedele?» «Gli dissi tutto quello che temo della mia debolezza - scrive Josefa - ma Egli sa bene i miei «- Voglio adesso servirmi di te per un'opera grande. Tu devi ricondurre al mio Cuore una comunità che se n'è allontanata. Voglio che le mie spose ritornino qui». «Ed accennava al Cuore. Gli domandai ciò che aspettava da me». «- Continua a fare tutto ciò che ti ho insegnato per quel peccatore. Offri tutto il mio sangue «A mezzogiorno è tornato carico di una gran croce - ella prosegue: «- Vengo a portarti la mia croce - ha detto - perché voglio che tu ne assuma il carico in vece «Allora è rimasto senza croce e mi sono sentita oppressa da tale sofferenza che, se Gesù non mi avesse dato una forza speciale, non avrei potuto sopportarla». «- Per quest'impresa - Egli ha continuato - ho scelto nove anime. Ora sono con te, poi ti lascerò e andrò da un'altra. Così sarà sempre una delle mie spose che mi consolerà». Dopo essere rimasto un istante in silenzio ha proseguito, come parlando a se stesso: «- Sì, è vero, molte anime mi feriscono con le loro ingratitudini, ma quante di più sono quelle in cui mi riposo e che formano la mia delizia!» Sotto il peso della croce Josefa si è rimessa al lavoro, in presenza del suo Signore che le dice: Trovandosi sola, ogni tanto s'inginocchia per adorarLo ed offrirsi a lui: «- Voglio non soltanto che mi avviciniate quelle anime - le spiega Nostro Signore - ma che paghiate per loro affinché non abbiano più alcun debito verso il Padre mio». «Alle quattro - ella prosegue - mi ha detto: «- Ora me ne vado. Ritornerò quando sarà nuovamente il tuo turno». «Prese la croce e disparve; e sono rimasta senza soffrire». D'ora innanzi lunghe ore di espiazione ritorneranno esattamente al momento fissato da Nostro Signore che va dall'una all'altra anima da Lui prescelta per portare la sua croce. Il mercoledì 27 luglio, dopo la Comunione, si manifesta a Josefa:
«- Vengo a riposarmi in te: - le dice - voglio che tu ti dimentichi, che mi consoli e che pensi talmente a me, che mi ami con tale ardore da non avere nei tuoi pensieri e nei tuoi desideri altro che me! Non temere di soffrire. Sono abbastanza potente per prendermi cura di te». Ella gli parla subito dell'opera di amore intrapresa la vigilia. «Come se gli avessi ricordato una cosa penosa - scrive - mi rispose: «- Si tratta di una comunità tiepida e rilassata.». «Restò in silenzio e, un momento dopo, aggiunse: «- Ma diventeranno mie! Ritorneranno al mio Cuore! Per ricondurvele ho scelto nove vittime. Niente ha più valore della sofferenza unita al mio Cuore. Questa notte ti porterò la mia croce; sarò da te a mezzanotte, poiché è questa la tua ora di turno». Quella stessa sera apparve anche la Madonna per affidare Ella pure alla figlia sua un'anima in pericolo: «- Fino a domani - le dice, - vorrei che tu mettessi tutto il tuo fervore a salvare una figliuola che amo!. Gesù la voleva per sé e le aveva dato il tesoro della vocazione, ma ella l'ha perduto con la sua infedeltà. Sta per morire domani, ma purtroppo (ecco quello che mi dispiace) ha respinto il mio scapolare. Quale consolazione sarebbe per il mio cuore di Madre se questa figlia si salvasse!» « Mi benedisse e disparve. «Non ho potuto dormire questa notte, angustiata com'ero per quell'anima così vicina alla morte, senza dire ch'ero sofferente per il dolore al fianco, la corona di spine e per tutti i miei abituali patimenti di ogni notte. Verso mezzanotte è venuto Gesù per darmi la sua croce, ed è rimasto accanto a me, senza la croce, che io sentivo gravare sul mio corpo come un peso che lo schiacciasse, mentre la mia anima era oppressa da un dolore inesprimibile». Infatti il peso di quella croce invisibile che gravava sulla sua spalla destra la teneva piegata in due, come se la schiacciasse. Il respiro, già penoso per il dolore al fianco, diveniva ancora più difficile e nulla valeva a sollevarla. «- Soffri con coraggio, - le dice Nostro Signore - affinché le mie spose si lascino penetrare dal E dal suo Cuore uscì un raggio infuocato. «- Bacia le mie mani, bacia anche i miei piedi. Ripeti con me: Padre mio, il sangue del Figlio vostro non ha dunque abbastanza valore? Che desiderate di più? Il suo Cuore, le sue piaghe, il suo sangue. Tutto vi offre per la salvezza di quelle anime!». « « Ripetevo queste parole con Lui - scrive Josefa il giorno dopo - Egli stava in silenzio, e credo che pregasse, poiché teneva le mani giunte e guardava il cielo. Alle quattro del mattino mi ha detto: «- Ora ti lascio; un'altra delle mie spose mi aspetta. Come sai siete nove. le scelte del mio Cuore! Ritornerò domani all'una e ti lascerò nuovamente la croce, addio! Avevo sete e mi desti da bere. Sarò la tua ricompensa!» Il venerdì 29 luglio, all'una del pomeriggio, come aveva detto, Gesù ritornò con la sua croce.
«- Eccomi, - disse - per farti partecipare alle sofferenze del mio Cuore oppresso e pieno di Le affidò la sua croce e la immerse subito in quella angoscia sperimentata nei due giorni antecedenti. «Molto sangue sgorgava dalla ferita del Cuore», ella scrive. «- Ripeti con me: - Egli dice: - Eterno Padre, guardate queste anime imporporate dal sangue del Figlio vostro Gesù Cristo, di quella Vittima che incessantemente si offre a Voi. Quel sangue che purifica, accende e consuma, non sarà abbastanza potente per commuovere queste anime?.» «Rimase in silenzio qualche minuto. Ripetei parecchie volte le sue parole. Poi disse con forza: «- Sì, voglio che ritornino a me! Voglio che s'infiammino di amore ardente mentre Io mi «Quindi aggiunse con tristezza: «Se le anime comprendessero fino a qual punto giunge il mio ardentissimo desiderio di «Ma quanto sono poche quelle che capiscono, e come il mio Cuore ne rimane ferito!» «L'ho consolato come ho potuto e gli ho detto di dimenticare un poco le ingrate e di pensare, piuttosto, alle anime che lo consolano e l'amano. Il suo Cuore parve dilatarsi a queste parole e disse: «Sono l'unica felicità delle anime, perché si allontanano da me?» «Signore, non tutte si allontanano, e, se cadiamo, spesso è per debolezza, lo sai bene!» «- Poco m'importano le cadute. conosco la miseria delle anime. Quello che voglio è che non siano sorde al mio richiamo e che non rifiutino le mie braccia allorché le tendo per rialzarle.» «Dall'una alle quattro del pomeriggio andai offrendo così al Padre il sangue di Gesù e tutti i suoi meriti, ripetendo le parole che mi aveva insegnato». Nel silenzio che la circonda Josefa prosegue il suo lavoro, dopo che Gesù ha ripreso la sua croce, ma internamente non dimentica la dolorosa intenzione di cui porta il segreto. La sera del sabato 30 luglio, ritorna la sua ora di turno.
«Salivo la scala dell'educandato - scrive - quando l'ho incontrato con la croce e mi ha detto: « - Ti aspetto». Dopo avergli chiesto il permesso di rimettere a posto il lavoro che teneva tra le mani. «Andai - scrive - e lo trovai che mi aspettava». Allora ella Gli parlò dell'anima infedele alla vocazione, che le era stata affidata dalla Madonna. Già dal giorno precedente, in cui la rabbia diabolica si era duramente scatenata su di lei, ella sapeva dalla sua Madre celeste che quest'anima, così amata da Maria, era uscita trionfatrice degli assalti infernali. Ma la notte le era apparsa immersa nelle pene del purgatorio, supplicandola di intercedere affinché la sua sofferenza venisse abbreviata. Molto impressionata di questo primo incontro col purgatorio, Josefa confida al Maestro i suoi timori: «Signore, se tale è il tormento di un'anima del mondo, che cosa sarà di un'anima religiosa che non corrisponde alle grazie di cui è ricolmata?» «- E’ vero», risponde Gesù. Poi, consolandola con bontà: «- Quando cade una delle mie anime care, sono sempre lì per rialzarla, se si umilia con amore. Poco m'importa la miseria di colei il cui unico desiderio è di glorificarmi e di consolarmi. Nella sua piccolezza ottiene grazie per molte altre. «Amo l'umiltà. e quante si allontanano da me per orgoglio!. «Voglio che i tuoi sacrifici e il tuo zelo attirino al mio Cuore le anime, e specialmente quelle a me consacrate; che questo desiderio di darmi anime e di vedermi amato ti consumi e che il tuo amore mi consoli». «Quindi rimase a lungo in silenzio - ella prosegue, - e gli dissi tante cose per consolarLo. Gli parlai anche di un'anima che ha bisogno del suo aiuto». «- Se essa non cerca la forza nel mio Cuore, rispose, dove mai la troverà?. L'amore dà la forza, «Allora gli dissi: «Signore, perdonaci, siamo tanto deboli». «Quando un'anima desidera con ardore di restarmi fedele, Josefa, Io sostengo la sua debolezza e le sue stesse cadute invocano con maggior forza la mia bontà e la mia misericordia. Altro non chiedo se non che, dimentica di sé, si umilii e si sforzi non per soddisfazione propria, ma per darmi gloria». Si è giunti al mercoledì 3 agosto, in cui Gesù, terminata la conquista di quel peccatore, che era costato
tanto a Josefa, si manifestò dicendole: «- Quel peccatore!. Ora è qui, nel mio Cuore!» La stessa sera, andando in dormitorio, trova il Maestro che sta ad aspettarla con la croce: «- Prendi la mia croce - le dice - vengo a riposarmi in te. Se le anime religiose sapessero quanto le amo e come mi feriscono con la loro freddezza o tiepidezza!. Queste anime non comprendono il pericolo a cui si espongono facendo poco conto delle loro miserie. Cominciano con una piccola infedeltà e finiscono con la rilassatezza. Oggi si concedono un piccolo piacere, domani trascureranno un'ispirazione della grazia e, a poco a poco, senza accorgersene, si raffredderanno nell'amore». E per farle comprendere dove si trova la salvaguardia della fedeltà, le impartisce questa importante «- T'insegnerò, Josefa, come devi aprire l'anima alla Madre tua, con semplicità ed umiltà (1). «Ti voglio santa, grande santa, e non lo sarai che percorrendo il cammino dell'umiltà e dell'obbedienza. Ti mostrerò ciò un po' alla volta». «- Ti raccomando di avere sempre sotto gli occhi e radicate nel cuore queste due convinzioni: «Primo: che se Dio ha fissato il suo sguardo su di te, è stato per manifestare maggiormente la sua potenza innalzando un grande edificio sopra un abisso di miseria; «Secondo: se Egli vuole condurti a destra e tu volessi andare a sinistra, la tua rovina sarebbe «Infine, Josefa, tutto questo ti serva per avere una conoscenza più vera della tua miseria e un più Questa lezione di fiducia e di umiltà è così cara al Cuore di Nostro Signore che insisterà di nuovo e assai spesso sul medesimo argomento. Tra le note di Josefa si sono anche trovati i consigli seguenti custoditi gelosamente: «- Voglio farti conoscere le più delicate attrattive del mio Cuore. Ti ho già detto con quale semplicità devi confidarti alla Madre tua e aprirle l'anima, senza che la minima piega le rimanga nascosta. Oggi voglio raccomandarti di star attenta a non perdere una sola occasione di umiliarti. Allorché ti trovi libera di fare o no uno di quei piccoli atti costosi, va' e compilo! «- Voglio che tu renda conto fedelmente alla Madre degli sforzi che hai fatto e delle occasioni che hai perduto o di cui hai profittato. Quanto più conoscerai ciò che sei tu, tanto più saprai ciò che sono Io. «Non andare mai la sera al riposo con un'ombra sull'anima. Te lo raccomando caldamente: appena commetti una mancanza, riparala immediatamente. Desidero che l'anima tua sia pura come il cristallo. «Non turbarti se cadrai ancora più di una volta. L'agitazione e l'inquietudine allontanano l'anima «Ti voglio piccola, piccola, molto umile e sempre sorridente. Sì, ti voglio sempre nella gioia, ma procura di farti sempre un po' carnefice di te stessa. Scegli spesso ciò che ti costa di più, restando allegra e contenta, poiché, servendomi con pace e letizia, glorificherai maggiormente il mio Cuore». Questa direzione, così lineare, mantiene Josefa nella via retta, la sola via per la quale devono camminare gli operai della redenzione se vogliono seguire il Maestro. Così prosegue la «grande impresa» come Nostro Signore l'aveva chiamata. Josefa continua a portare la croce che Gesù offre via via alle sue nove anime scelte, per quelle religiose che Egli vuole ricondurre al suo Cuore. Però quest'opera sta per finire. «Durante la Messa - scrive il 5 agosto, primo venerdì del mese - è venuto splendente di
«- Voglio - mi disse, che tu ti consumi nel mio amore. Te l'ho già fatto comprendere: tu non troverai felicità che nel mio Cuore. Voglio che tu mi ami, giacché ho fame di amore, ma che tu bruci anche dal desiderio di vedermi amato e che il tuo cuore non abbia più altro alimento che questo desiderio. «Tutti i giorni dopo la Comunione, ripeti col massimo ardore possibile: "Cuore di Gesù, che il mondo intero si accenda del tuo amore!"» In questo ardore di fuoco ella trascorse quel giorno «infiammata di desiderio», come scrive essa stessa. Verso le sette di sera sale in dormitorio. Gesù è là che l'aspetta. «Prendi la mia croce - le dice - e andiamo a soffrire per le anime». «- Se le mie spose hanno ben meditato che io sono tutto amore e che il mio più gran desiderio è di essere amato, perché mi trattano così?» E spiegandole il valore che l'amore dà ad ogni minimo sforzo di virtù: «Quando un'anima compie un atto, sia pure costoso, ma per interesse o per piacere, e non per amore, ne ricava ben poco merito. Invece una minima azione offerta con grande amore consola il mio Cuore a tal punto che lo inclina verso quell'anima, dimenticando tutte le sue miserie. «Sì! - ripete - l'ardente mio desiderio è d'essere amato. Se le anime sapessero l'eccesso del mio amore, potrebbero non corrispondervi? Perciò corro a cercarle e nulla risparmio per ricondurle a me!» «Diceva queste parole in modo commovente, era un grido d'amore! Quindi rimase per un lungo tempo in silenzio, quasi assorto in preghiera. Verso le undici di notte scomparve dopo aver detto: «- Soffri con grande amore. Offri continuamente il mio sangue per le anime. E ora rendimi la Trascorsero tre giorni ancora, in cui ai dolori misteriosi che l'associavano alla croce del Maestro venne ad aggiungersi il sacrificio imposto a tutta la casa dei Feuillants. I cambiamenti abituali alle famiglie religiose, chiedevano allora a quella del Sacro Cuore il cambiamento della superiora. Josefa, con le sue Madri e Sorelle, partecipa a questa offerta meritoria di cui Nostro Signore si servirà per compiere l'opera sua. Il lunedì 8 agosto sarà ai Feuillants una di quelle giornate preziose per il Cuore di Gesù, in cui la Madre e
le figlie, unite nello slancio di un solo e profondo sacrificio, offrono insieme la loro separazione. Dopo la Comunione, Gesù si manifesta a Josefa: «- Voglio che quelle anime ritornino a me al più presto. Prega continuamente affinché si lascino penetrare dalla grazia. Anche se tu non potrai fare altro che desiderare di vedermi amato, sarà già molto. Il mio Cuore sarà consolato poiché questo desiderio è amore! «Presto - continuò - quelle anime religiose entreranno in ritiro. Offriti affinché si lascino La sera verso le sette, Gesù tornò nello splendore radioso del suo Cuore e delle sue piaghe. Tornò, ma, questa volta, senza croce! Josefa non osa credere alla felicità che presagisce dall'aspetto luminoso del Maestro. Gli chiede la croce. «- No! - risponde - quelle anime non feriscono più il mio Cuore. E poi – aggiunse - oggi ho accettato per esse il sacrificio di questa casa ove ho trovato molto amore. «Domani quella comunità religiosa comincerà il ritiro e presto diverrà per il mio Cuore un Così terminò quest'episodio della misericordia divina. Intanto Josefa stava per entrare in una nuova tappa

Source: http://www.oeuvre-du-sacre-coeur.be/IMG/pdf/IV-_Capitolo_-_Le_imprese_dell_amore_.pdf

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