Microsoft word - la parola di dio nella vita della chiesa gennaio 2008

La Parola di Dio nella missione della chiesa    [Riflessioni sulla parabola del seminatore in Lc 8,4‐8;11‐15] Domenico Spirito Formatore GIFRA – Mergellina (Napoli) Ritiro AC Oasi San Pietro
Soccavo – Napoli 13 gennaio 2008

La Parola di Dio nella missione della chiesa
Riflessioni sulla parabola del seminatore in Lc 8,4-8;11-15
Cosa dice il testola chiesa nasce dalla Parola
Questa parabola si riferisce alla cornice dell’insegnamento di Gesù e ribadisce la necessità
dell’accoglienza della Parola, del suo ascolto e dei suoi effetti che produce, nel positivo e nel
negativo.
In genere le parabole iniziano sempre con l’introduzione abituale: “il regno dei cieli è simile
a
…”, qui, invece viene presentato subito il protagonista: “il seminatore”, un personaggio ben
determinato da come si rileva dall’uso dell’articolo.
A prima vista, per la nostra mentalità occidentale e anche da un punto di vista della vita
contadina, il comportamento del seminatore è un po’ insensato. Egli sparge il seme buttandolo a
caso infatti, perché gettarlo lungo la strada, sui sassi e tra le spine?
In realtà nell’antico Oriente questo modo di fare era abituale in relazione alla struttura del
terreno. Si seminava prima e poi si arava, in modo da poter sfruttare quanto più possibile il
terreno stesso.
Il significato della parabola non è segnalato da Luca, ma viene data poco dopo (vv.11-15) e in
forma privata solo al gruppo dei dodici. Probabilmente si tratta di una riflessione successiva
della prima comunità cristiana come insegnamento da attuare, incentrando la parabola vera e
propria sul seminatore e la spiegazione sul “seme”, simbolo della Parola e sul comportamento,
il “terreno”, del discepolo nei confronti di essa.
Tornando al seminatore, egli non è un incapace, ma un grande ottimista. Lo spargere il seme un
po’ ovunque vuol dire sperare che anche dal suolo arido spuntino piante di grano. Solo Dio non
ha preclusioni verso alcun tipo di persone. Il fatto di gettare ugualmente il seme anche sul
terreno improduttivo lascia capire la buona volontà e l’impegno da parte di Dio. La parola di
Dio viene data a tutti in modo che da qualunque parte venga accolta possa poi far nascere i suoi
frutti.
Di fronte all’annuncio di questa Parola si determinano due reazioni: da un lato l’apparente
fallimento dei semi a causa del terreno arido e sterile; ma dall’altra la sorprendente abbondanza
del frutto dalla minoranza dei semi e del terreno fertile. La Parola di Dio è data a tutti, senza
distinzioni, anche se questa incontrerà un vasto orizzonte di indifferenza, ostilità e rifiuto. Ma
non per questo si arresta e si scoraggia. Ecco l’esito inatteso e ottenuto con caparbietà: c’è una
piccola porzione di terra in cui il seme è accolto e fatto fruttificare tanto da compensare
ampiamente la perdita del terreno cattivo.
È il terreno che è nato dalla Parola, il terreno dei piccoli, dei poveri, dei convertiti, è il terreno
delle prime comunità, è il terreno della chiesa di oggi che è nata proprio da questa seminagione
e che nella sua fede e nelle sue opere manifesta la speranza nella “buona notizia”.

La riflessione
la chiesa si nutre della Parola
La parabola del seminatore rappresenta una grande metafora dell'evangelizzazione e in modo
particolare del rapporto dell'uomo con la Parola di Dio.
La Parola somiglia al seme perché il seme ha dentro di se un'energia, una vita intrinseca che si sprigiona quando esso viene deposto nella terra fertile. Dall'altro lato però il seme ha anche un'altra caratteristica: non può svilupparsi se non trova un terreno adeguato. Perché la Parola porti frutto deve formare con gli uomini un intenso e stretto rapporto di comunione. Gli uomini sono il terreno in cui viene seminato e, contemporaneamente, la semente che deve germogliare. La Parola stabilisce un rapporto con gli uomini trasformandoli e rinnovandoli. Se dal punto di vista di Dio la Parola è infallibile, dal punto di vista dell'uomo essa potrebbe fallire. Il motivo fondamentale per cui Cristo ha voluto paragonare la Parola al seme è legato quindi a questi due aspetti: l'aspetto dell'efficacia che la Parola possiede di suo, e dall’aspetto determinato dalle disposizioni di chi la riceve. Accoglienza, sviluppo e fecondità sono esposti al rischio. I pericoli possono venire da qualunque parte: incostanza, tentazione, preoccupazioni, ricchezza, ecc. che costituiscono l’amara esperienza della chiesa di ieri come quella di oggi ed ostacolano la piena espansione della Parola. Ma se la Parola deve portare frutto, essa deve essere ascoltata, accolta, posseduta e creduta con la consapevolezza di dover fare i conti con tutte queste avversità. Non senza motivo alla fine c’è l’invito alla perseveranza. Il v. 5 indica una prima condizione: "Mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono". Il seme che cade sulla strada si deposita solo in superficie ma non penetra perché non trova spazio. Cristo dice che quando la Parola non trova spazio non rimane affatto ma viene rubata: "Viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore". Intercetta il seme della Parola per rubarlo, impedendogli di depositarsi e di germogliare nel cuore degli ascoltatori. Allora, non solo va accolta e meditata ma va anche custodita e difesa, dagli uccelli predatori, per non farsi strappare il bene seminato. v. 6 "Un'altra parte cadde in un luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo". La Parola di Dio svanisce nel cuore di coloro per i quali la vita è un vivere in superficie. Nell'incontro con la Parola occorre imparare la meditazione, scendere nel profondo di sé, perché la Parola non manifesta i suoi significati in superficie. Il rapporto con la Parola non è facile, ma esige forza di volontà, uno scavo costante e instancabile, perché da essa si deve trarre il nutrimento della vita. Cristo accosta la mancanza di profondità a coloro che si rivelano incostanti, fragili e deboli i quali subito sono sopraffatti dalle prove impedendo alla Parola di radicarsi rendendola vittima delle debolezze umane. v. 7 "Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto" . Le spine che soffocano la Parola sono costituite da fatti, circostanze, preoccupazioni non necessarie alla propria vita, tutte cose che talvolta riescono a occupare lo spirito umano come inutili detriti trasportati da un fiume. Il terreno spinoso potrebbe lasciar crescere anche le piante buone, ma se ciò non avviene è per la mancanza di impegno. A volte il bombardamento delle cose inutili, che soffocano la Parola, può derivare dall'insufficiente libertà nei confronti degli altri, i quali, con le loro parole ci turbano. La condizione contraria a quella delle spine, si definisce come la libertà interiore di chi, in forza
delle proprie scelte, procede dritto dinanzi a sé e non si turba mai per le parole, per i gesti, per le
decisioni di quelli che gli vivono intorno. Il cristiano vive, decide e agisce sulla base dei valori
della propria coscienza che sono sufficienti a dare la serenità dinanzi alla vita. Diversamente ci
saranno tante piccole sudditanze o dipendenze che occupano lo spazio della interiorità umana e
lo sottraggono alla signoria della Parola.
Ma nonostante ciò…
Nonostante le avversità costituite dal terreno refrattario della vita e dei processi della storia
dell’umanità, nonostante le erbacce delle coscienze egoistiche ecc. si può vivere con impegno
l’ideale cristiano, ma per fare ciò bisogna assumere più l’atteggiamento dei discepoli che quello
della folla.
I discepoli si sentono interpellati dalla Parola e si vogliono nutrire di essa e chiedono
spiegazioni, della folla si dice invece che rimase li dov’era.
Il Signore, vuole darci le sue ricchezze con infinita generosità, ma non è disposto a riversarcele
addosso senza una ricerca di Lui, faticosa e costante, da parte nostra. Cristo parla in parabole per
questo: per stimolare una ricerca più profonda della sua verità in quelli che sono già in cammino
e per mettere in movimento coloro che sono ancora fermi.
La parabola di Gesù è un invito ed un appello alla fiducia e alla speranza nella parola di Dio e
nella sua attualizzazione. Gesù non si è ritratto a dare la sua Parola a tutti ed è questo l’invito
che rivolge ai suoi inviati. Anche se ci saranno ripetuti insuccessi, si può arrivare alla fine a
risultati superiori ad ogni attesa.
È come se ci fosse una legge nell’agire da credenti, il successo passa attraverso l’insuccesso. Se
al terzo fallimento siamo pronti a desistere dall’andare avanti, il testo di Luca ci invita di
riprovare ancora.
Attualizzazione per noi la chiesa vive e testimonia la Parola
Se la chiesa deve vivere la Parola di Dio, significa che essa deve essere terreno fertile, anche se
non manca l’esperienza degli altri terreni. Cosa significa essere terreno fertile, e soprattutto
come si può essere terreno fertile.
In primo luogo gli ascoltatori devono a loro volta diventare seminatori. I nuovi seminatori
devono annunciare la buona novella, tenendo presente come l’attuale società sia in continuo
mutamento (culturale, sociale, economico, ideologico, politico, religioso, ecc.), per cui la chiesa
deve sentirsi come un corpo in continua crescita. È un edificio in continua costruzione, in
continuo rifacimento e perciò è anche impalcatura e attrezzatura. È un “cantiere aperto”, dove
non c’è però la scritta “personale a completo”.
Ai seminatori di oggi quindi si richiede questa edificazione e se è il caso, e a volte è il caso,
anche di riparare la chiesa, operando nella loro comune condizione del secolo.
- Un riparare la chiesa in rapporto a se stessi: portare Cristo nell’orizzonte continuo delle nostre
scelte e nella nostra vita ordinaria e quotidiana.
- Un riparare la chiesa in rapporto all’uomo: avvicinare Cristo al cuore degli uomini dal di
dentro di ogni stato di vita, dando testimonianza gioiosa del senso della vita. Vivere la chiesa
stessa come evento, nella convinzione di incidere nella realtà come segno della convivenza
umana fondata sulla comunione e sul preciso compito della custodia della dignità dell’uomo e di
ogni uomo.
- Un riparare la chiesa in rapporto al mondo: la cultura moderna è arrivata a concepire il mondo
a prescindere da qualsiasi riferimento a Dio. Occorre tornare a capire che la creazione e noi
stessi siamo creazione di Dio. Credere nel creatore e vivere da creature è l’appello che la chiesa oggi deve rivolgere all’uomo se vuole nascere, nutrirsi e vivere della Parola di Dio. Stile di vita. È dal nostro modo di essere presenti nel mondo, di vivere nel mondo, di occuparci o di non occuparci del mondo che saremo o meno riparatori della chiesa. Siamo chiamati a recuperare la realtà alla parola di Dio con la cultura dell’amore, della pace, della comunicazione e della comunione, recuperando gli spazi in cui la dignità dell’uomo sia salvaguardata e ponendo l’accento su ciò che è essenziale per la sua piena realizzazione. Riparare la chiesa: sentirsi protagonisti di un cammino incessante verso l’unità del genere umano che già in Cristo è realtà, ma che deve farsi visibile anche attraverso il nostro operare. Un contadino che ha seminato a piene mani dando tutta la sua vita e sperando oltre la morte, il raccolto verrà. «ricercare la Parola vivente e operante del Cristo nei fratelli, nella sacra scrittura, nella chiesa e nelle sue azioni liturgiche» Cristo, nostro principio, nostra via e nostra guida. Cristo nostra speranza e nostro termine. Attraverso questo rimando cristologico, la chiesa è chiamata a ricollocarsi nella sua naturale posizione: cioè tra la comunione della vita trinitaria e il compimento della storia. La sua prospettiva è e rimane il Regno di Dio. - la ricerca mira ad edificare il “Corpo mistico di Cristo” (Ef 4,11-16; Col 2,16-19) - Chiesa presenza viva del Cristo nel tempo, luogo dell’incontro, spazio di dialogo e di vera - Cura dei sacramenti e della liturgia delle ore - La formazione premessa alla catechesi come annuncio: «necessita della formazione come vedi la ricerca della Parola di Cristo nel tuo cammino personale e in quello della comunità ecclesiale? «In quanto membri vivi della chiesa, farsi testimoni e strumenti della missione tra gli uomini, annunciando Cristo con la vita e la Parola» Questa chiesa, qui ed ora, ha per sua unica missione di rendere presente Cristo in mezzo agli uomini. Ma quello che essa è per noi, lo deve anche essere attraverso noi. E necessario che attraverso noi Gesù Cristo continui ad essere annunciato, che attraverso noi continui a trasparire. La chiesa è dunque un edificio in costruzione (cantiere aperto), e come edificio in costruzione è nello stesso tempo impalcatura e attrezzatura. I nuovi scenari del terzo millennio: - Annuncio segnato dalla quotidianità e da contesti non facilmente decifrabili - Dialogo inter-religioso e inter-culturale (GS 3b; AA 27) - inserimento nei vari organismi ecclesiali che rendono presente la chiesa sul territorio Cristo vuole: salvare il mondo dal di dentro per l’azione e la presenza dei cristiani (Mc 16,14-18; Gv 17,14-19; LG 31b; GS 93 a-c). Nella tua esperienza di vita di fede, come valuti la capacità di essere testimone della Parola e strumento della missione della chiesa tra gli uomini? «In qualità di cristiani chiamati a ricostruire la chiesa, come ci si può impegnare a vivere la Parola in fiducioso e aperto dialogo di creatività apostolica ». Ricostruire la chiesa! Quale chiesa? Quale costruzione? Due piste di riflessioni: collegare il concetto di chiesa con quello di ricostruzione. - riscoperta del primato della “ecclesiologia totale (LG) - la fraternità ecclesiale: spirito di famiglia e di intima unione (LG 12; LG 31) - la realizzazione della comunione nella differenza di servizio e di ministero (LG 32,c-d; - Impegno, creatività e coraggio: nuovi dinamismi - Evitare il rischio di mettere vino nuovo in otri vecchi (cfr Mt 9,17)
In base alla tua esperienza maturata in fraternità, in che modo pensi di sentirti
chiamato e impegnato a ricostruire la chiesa vivendo in comunione con i ministri
ordinati?
Domenico Spirito
Formatore GIFRA – Mergellina (Napoli)


Source: http://www.mieacpozzuoli.it/doc/bib0108.pdf

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Doctoral Program in Nutrition at Harvard School of Public Health in Boston, USA, Vitamin D. Projekt: 324 Prof. Dr. med. Heike A. Bischoff-Ferrari, MPH UniversitätsSpital Zürich, Abteilung Rheumatologie, Gloriastrasse 25, 8091 Zürich Vitamin D reduces fracture risk by enhancing bone density and reducing the risk of falling[1, 2]. The effects of vitamin D on muscle strength and f

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Introduction Wegener's Granulomatosis is a form of disease that is accompanied by the inflammation of blood vessels. This also affects many other parts of the body like nose, lungs and kidneys. It is one of the life threatening disease that cause serious problems and illness. The rate of the survival is very low. Wegener's granulomatosis is constitutes the larger group of vasculitic syndro

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